Entrevista com Jarno Trulli!!
Graças a amiga Cavallino, via twitter, vi este entrevista de Jarno. Pena que está em Italiano, mas não é nada que o Google Tradutor não possa dar uma mãozinha!!! hehe
Curtam aí!!!
Curtam aí!!!
La splendida Veronique Blasi, madrina della
partita benefica “La Formula 1 per l’Emilia”, chiama in campo Jarno Trulli dopo Riccardo Patrese e Giancarlo
Fisichella al centro del PalaDozza di Bologna. È la Nazionale dei Piloti che si
esibisce per raccogliere fondi (oltre 31 mila euro) a favore dei terremotati
dell’Emilia.
L’abruzzese ha “voluto” esserci nonostante un problema
muscolare. L’aveva promesso e ha mantenuto la parola. Ha dato il calcio
d’inizio e poi è andato a sedersi in panchina. Ne abbiamo approfittato: ci
siamo seduti nella curva del tempio bolognese del basket per fare una lunga
chiacchierata che è durata il tempo della partita. In sottofondo la voce di
Veronique che commentava il match con i protagonisti e le ovazioni per i gol.
Il mondiale di
F.1 che si è concluso è stato uno dei più belli degli ultimi anni…
“Direi che ho guardato
la F.1 a spizzichi e bocconi. Inizialmente c’è stata un po’ di confusione nel
gestire le gomme Pirelli e proprio nella prima parte del campionato abbiamo
assistito ad un alternarsi di vincitori strani, che non ci si aspettava. Poi
invece la situazione è andata normalizzandosi e le forze in campo hanno
cominciato a delinearsi. Ed è in quella fase che è iniziata la rincorsa della
Red Bull che ha portato Sebastian Vettel al terzo titolo piloti. È stato un bel
mondiale nella lotta in testa e per qualche giovane che si è messo in mostra,
anche se non tutti erano all’altezza della situazione”.
A proposito di
giovani: chi va promosso?
“In momenti diversi
hanno fatto vedere belle cose Sergio Perez e Nico Hulkenberg. Aggiungo anche
Paul di Resta, anche se era alla sua seconda stagione di F.1. Lo scozzese non
ha fatto male. Queste sono considerazioni che vanno prese con le pinze perché
dovremo vedere se saranno in grado di confermarsi. Devo dire che a volte
capitavano cose strane: c’erano Gp nei quali abbiamo visto… volare delle macchine
negli ultimi quindici giri: per esempio è successo a Sergio Perez a Monza. Oggi
per i giovani non è facile: ci sono quattro top team che lasciano agli altri le
briciole”.
Il messicano
della Sauber, Sergio Perez, dopo aver firmato con la McLaren ha commesso molti
errori, patendo la pressione…
“In alcune situazioni
ha dimostrato di avere le capacità e la velocità. Bisognerà vedere in futuro se
saprà capitalizzare gli errori commessi quest’anno. Scopriremo se avrà una
maturazione come ha avuto Vettel o se si perderà come tanti altri…”.
Martin
Whitmarsh si è preso un bel rischio a puntare su un giovane portandolo a Woking
dopo che la Ferrari lo ha giudicato acerbo?
“Per quello che so io,
la McLaren perderà lo sponsor Vodafone e arriveranno a Woking altri
finanziatori. La mossa, quindi, si capirà più avanti. C’è sempre il dubbio che
serva il pilota veloce, ma che possa anche fare comodo…”.
Perez è
supportato da Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo…
“Io ho sentito solo
delle voci, più avanti diranno i fatti come si è dipanata la questione, ma è
sempre più chiaro quanto il marketing abbia il suo peso in F.1. Bastava
guardare la griglia di partenza di quest’anno: c’erano piloti che hanno
disputato la stagione 2012 per la dote che hanno portato in dote più che per i
meriti personali”.
Ti riferisci a
Pastor Maldonado e Bruno Senna?
”Non c’è bisogno di
fare nomi per capire. Per me anche Kamui Kobayashi non è un fenomeno come lo si
dipinge. Come lui ce ne sono tanti…”.
Ha vinto il
mondiale Vettel o lo ha perso Alonso?
“L’unico che ha perso
è stato Lewis Hamilton: se all’inglese gli rendessimo quei punti che ha perso
per i problemi di affidabilità della McLaren e per i pit stop lenti, la
stagione andrebbe riscritta. Lewis poteva lottare per il titolo. Riguardo alla
sfida Vettel – Alonso la battaglia è arrivata fino in fondo. La Ferrari ha
saputo capitalizzare l’inizio della stagione con una vettura che non era certo
la migliore del lotto, ma che era la più costante nelle prestazioni. In quella
fase Alonso ha capitalizzato dei punti importanti. Poi la Red Bull e Vettel si
sono svegliati e non c’è più stata storia perché hanno superato le prestazioni
della Ferrari”.
Alonso è stato
sfortunato: senza i due incidenti con le Lotus la stagione avrebbe preso
un’altra piega?
“Mah, non saprei.
Anche Sebastian era in testa a Valencia e poi si è dovuto ritirare per un
problema tecnico. Alla fine non andrei a parlare dei due incidenti di Alonso a
Spa e Suzuka. Quello di Grosjean non poteva evitarlo, ma quello con Kimi se lo
è un po’… cercato. Il fatto è che se si dà a Vettel una macchina competitiva è
in grado di metterla in pole e di vincere la gara. Fernando ha le doti per fare
altrettanto. Sebastian si è meritato il titolo, come lo avrebbe strameritato
Alonso. Ma la Ferrari deve togliersi il cappello e ammettere che la Red Bull è
stata migliore, seppur di poco…”.
La Red Bull ha
interpretato il regolamento al limite con tante soluzioni che hanno fatto
discutere: un’idea veniva vietata dalla FIA e subito ne appariva un’altra sulla
RB8.
“La F.1 funziona così:
quando un team ha le capacità tecniche per provare una soluzione intelligente
che ti permette un importante salto di qualità, devi riuscire a riprodurre quel
concetto anche in maniera diversa. Alla Ferrari è mancato proprio l’ingegno.
Fino a poco tempo fare era la squadra del Cavallino a imporre gli sviluppi per
primi, erano stati loro a inventare i cerchi carenati, i fondi mobili. Ora è il
momento della Red Bull. È un dato di fatto e la conferma arriva anche dai
numeri. In F.1 se non hai la macchina migliore non puoi pensare di vincere un
mondiale. Ti può
capitare di centrare un gara per le condizioni anomali, ma non un titolo. È
impossibile”.
Se è vero,
allora Alonso non è destinato a restare alla Ferrari fino al 2016.
“Beh, dipende.
Fernando non ha molte alternative di mercato alla Ferrari…”.
Potrebbe
andare alla Red Bull al posto di Vettel se il tedesco dovesse andare a
Maranello…
“Certo, ma non ha
molte altre carte da giocare, per cui deve stare attento a rompere con la
Ferrari. Deve fare delle valutazioni a freddo. È vero che la Red Bull sta
vivendo un ciclo migliore da tre anni, ma la Ferrari non è lontana e non è
detto che cambiando possa fare meglio, anche perché nel 2014 arriverà il motore
turbo e a Maranello sembrano avanti sul tema. Io sono sempre stato un
conservativo: una tattica che in F.1 ha sempre pagato. È importante creare un
team intorno a te: queste cose Alonso le sa bene, perché ha voluto al Cavallino
dei tecnici McLaren”.
Pat Fry, il dt
con il quale è spesso in disaccordo, è stato indicato da Alonso?
“Beh, lo sappiamo
tutti che ha voluto dei tecnici di Woking. Non credo proprio che sia un
segreto. Alonso deve continuare a lavorare con la Ferrari, anche perché la
Rossa non è lontana. Fernando ha detto che ce l’ha messa ed è orgoglioso di sé
e del team”.
La F2012 è
arrivata al limite dello sviluppo troppo presto?
“Purtroppo la macchina
è frutto di un concetto. La base della F2012 non era molto competitiva e
l’abbiamo visto già nei test invernali. La Ferrari poi ha capito alcune
soluzioni degli altri e le ha introdotte sulla Rossa, ma non è detto che il
progetto di partenza fosse adatto a recepire le soluzioni della Red Bull.
Questa può essere una motivazione, ma ci possono essere tante altre cause: oggi
le differenze importanti si ottengono con l’aerodinamica che viene sviluppata
durante tutto l’anno”.
La Ferrari ha
portato nelle ultime gare soluzioni di ali che non hanno funzionato…
“Ad un certo punto
della stagione può capitare che si siano esaurite le idee per evolvere un
concetto e la macchina non cresce più. Quello che sorprende di Adrian Newey è
che ne ha sempre una pronta nel cappello. Anche se in F.1 ci sono sempre i
tentativi di limitare le regole e i costi, non dobbiamo dimenticarci che è la
massima espressione della ricerca e dello sviluppo. Chi ha il budget può
proseguire lo sviluppo e chi non ce l’ha più è condannato a restare dietro…”.
Nel 2009 quando
hai scoperto che la Toyota aveva il doppio diffusore che cosa hai pensato?
Nell’inverno sostenevi che sarebbe arrivata l’attesa vittoria entro i primi
quattro Gp della stagione…
“Ti ricordi benissimo.
Sapevo benissimo a cosa andavo incontro. A noi ci sono mancate delle
stupidaggini. Prima di iniziare la stagione sapevo che con la TF109 potevo
andare in testa al mondiale nelle prime quattro gare, poi cosa sarebbe successo
dopo era impossibile da sapere, ma avevamo tutte le condizioni per puntare in
alto”.
Peccato che
siano spuntati la Brawn GP e Jenson Button, altrimenti la storia avrebbe preso
un’altra piega…
“Nel mese di dicembre
eravamo andati a provare da soli in Bahrein. Dopo i primi giri mi fermai ai box
e dissi ai tecnici che quella era una macchina vincente, anche se non avevo
alcun parametro oggettivo di confronto per valutare la monoposto. Avevamo
portato anche la vettura dell’anno prima, ma non avevamo dati significativi di
raffronto perché erano cambiate le regole. I giapponesi dovevano decidere se
andare avanti in F.1 o fermarsi. Dissi ai giapponesi con grande schiettezza che
la macchina era buona e che, anzi, avremmo dovuto girare nei test collettivi
con molta benzina a bordo per evitare di mostrare le carte troppo in fretta.
Ero consapevole che saremmo stati vincenti. Non nascondo che sono rimasto
sorpreso quando ho visto la Brawn GP”.
La ex Honda
motorizzata Mercedes è arrivata in ritardo, ma è andata subito più forte di
tutti con un doppio fondo uguale al vostro…
“All’inizio pensavo
che la Brawn GP stesse girando senza la zavorra. Ci davano tre decimi al giro
quando noi eravamo nettamente più veloci di tutti gli altri. Non ci volevo
credere: noi avevamo lavorato tutto l’inverno alla messa a punto della macchina
nuova, mentre loro sono scesi in pista all’ultimo, senza neanche avere la
certezza che avrebbero finito la stagione e sono subito andati più forte di
noi!”.
In Australia avrai capito che Jenson
Button e Ross Brawn non stavano scherzano…
“È stata una doccia fredda: ero sicuro che nei
test stessero girando sotto peso per sparare dei tempi in modo da convincere
degli sponsor. Non era così, andavano molto forte…”.
Deve essere
stata una bella mazzata, almeno a livello psicologico…
“No, perché credevo
nel nostro potenziale, sapevo che poteva arrivare in fretta la prima vittoria
che avrebbe dato una grande motivazione alla squadra e alla Casa madre. Contavo
molto sulle prime quattro gare: sono salito sul podio, terzo o secondo, ma non
sono riuscito a vincere. Il grande rammarico è per il Gp della Malesia: ero
secondo quando aveva cominciato a piovere…”.
E cosa era
successo?
“Ero dietro a Button:
memore dell’esperienza per radio chiamai le gomme intermedie. L’anno prima
avevo provato le wet e avevamo capito che non funzionavano. A Sepang dopo un
paio di giri si bruciavano perché c’era molta pioggia, ma la temperatura era
alta. Era giusto montare le intermedie, ma al muretto non mi hanno ascoltato:
mi hanno messo le rain, mentre al mio compagno di squadra, che era ottavo a
dodici secondi, decisero di calzare le intermedie. È finita che Timo Glock ha
concluso secondo e io sono scivolato al quarto posto! Ero furioso con la
squadra!”.
Un’occasione
perduta?
“Vogliamo essere più
precisi? Una vittoria buttata via! Ero secondo dietro a Jenson che aveva scelto
le wet. Se avessero ascoltato la mia chiamata avrei vinto di venti secondi. E
sarebbe cambiata la dinamica dell’anno intero. La squadra, capito l’errore,
cercava di rassicurarmi via radio, ma io ero molto indispettito. In Bahrein,
nel Gp successivo, conclusi terzo dietro a Button e a Vettel che mi aveva
passato al pit perché avevamo avuto un problema al motore in partenza. L’inizio
della stagione era parso buono in termini assoluti, mentre per me era
deficitario perché sapevo che avremmo dovuto capitalizzare dei punti prima di
iniziare la stagione europea. Il doppio estrattore lo avrebbero introdotto
anche altre squadre…”.
Si disse che
il doppio diffusore fosse un “regalo” di Bernie Ecclestone per convincere i
vertici Toyota a non lasciare il Circus…
“La verità… vera non
la conosco. Io so che il doppio estrattore era un progetto bellissimo che si
era portato alla Toyota un ingegnere giapponese che aveva lasciato la Honda
perché il team stava chiudendo. L’aspetto curioso è che quell’idea vincente
venne montata sulla macchina, ma non è mai stata adeguatamente sviluppata per
trarne il massimo potenziale, come invece aveva fatto la Brawn GP”.
Sta di fatto
che la Toyota è uscita dalla F.1 senza aver vinto un Gp…
“Ora posso dire che
non avevamo un motore all’altezza. Non avevamo la coppia in basso: ad ogni
partenza ero condannato a perdere una o due posizioni. Era complicatissimo
gestire anche la frizione, insomma era un disastro. Il nostro V8 era il
peggiore motore della Formula 1 dopo l’Honda. Dico questo a ragion veduta,
perché avevamo i dati alla mano: le prove fonometriche parlavano chiaro. Però
nessuno nel team si osava a parlare. Non era casuale il fatto che nella lista
delle velocità massime ci fossero quattro Toyota in fondo alla classifica:
c’erano sempre le due Toyota e le due Williams. Credo che stessero lì i due o
tre decimi che ci separavano dalla Brawn”.
È una
rivelazione inedita…
“Dal punto di vista
aerodinamico la Toyota era una buona macchina. I problemi stavano altrove, come
ho spiegato. A volte, a dire il vero, era inspiegabilmente incostante: in
Bahrein partivo in prima fila, mentre nella gara successiva, a Montecarlo, Timo
ed io eravamo in fondo alla griglia. Non era possibile un gap così clamoroso.
Non siamo mai riusciti a capire da cosa dipendesse”.
Il Jarno
Trulli della Lotus (attuale Caterham) è passato per essere un pilota lamentoso
che aveva spesso da ridire sul servosterzo…
“Ciascun pilota
“sente” la macchina in modo diverso. C’è chi patisce i freni o la regolazione
fine del pedale, mentre io ho bisogno di avere un servosterzo che mi dia
fiducia. Credo che sia stato il mio pregio e il mio difetto: avevo una grande
sensibilità, per cui quando tutto era a posto ero in grado di dare più di
altri, ma quando non era di mio gradimento, mi toglieva motivazione. Già nel
karting avevo bisogno di un mezzo con i braccetti dello sterzo perfettamente a
punto, altrimenti non mi trovavo a mio agio. È una cosa che mi sono portato
dietro per tutta la carriera”.
Sono stati
ricorrenti i tuoi problemi di servosterzo in carriera…
“E’ vero, è accaduto
in Renault, in Toyota e in Caterham. Nei primi due casi avevano risolto il
guaio, mentre in Lotus no. Come era iniziata la stagione è anche finita”.
Il progettista
Mike Gascoyne ti conosceva bene: perché non ha fatto in modo da metterti a tuo
agio nella monoposto?
“Non ho niente da imputare
a Mike. In quei team non hanno i soldi per sviluppare la macchina. Resta per
tutto l’anno quella che è stata presentata perché non ci sono le risorse. Anche
adesso, in un’analisi a freddo, non gli attribuisco troppe colpe: le ultime tre
squadre sono nel Circus solo per esserci”.
A Interlagos è
successo un episodio che ha indispettito la Marussia: Charles Pic ha perso nel
finale la posizione su Vitaly Petrov che ha permesso alla Caterham di
conquistare il decimo posto nella classifica Costruttori, un piazzamento che è
valso molti milioni di dollari. Il pilota della squadra di Fernandes l’anno
prossimo sarà proprio il francese. E sono fioccate le polemiche…
“Non so. Io sono
dell’idea che un pilota quando è nell’abitacolo cerca di dare il meglio e non
pensa al resto. Francamente non credo che Pic abbia avuto un comportamento
scorretto. Sarebbe come se un calciatore avesse venduto una partita di
campionato…”.
Bell’esempio,
Jarno, come se non fosse mai successo, specie in Italia…
“Non è una bella cosa,
bisogna evitarle se si vuole che lo sport resti credibile. La gente non ama
essere presa in giro”.
Non hai
nostalgia delle corse?
“Onestamente vorrei
che ci fosse un progetto serio per tornare a divertirmi e correre in modo
professionale. Ho sempre gareggiato ad alto livello a cominciare dal karting,
mentre negli ultimi due anni di Formula 1 sono stati scoraggianti. Ho pagato
uno scotto ingiustamente. E sulla base di quell’esperienza ho deciso di tornare
solo se ne vale la pena. Mi hanno offerto dei soldi per correre la 24 Ore di Le
Mans ma ho detto di no. Se non c’è la giusta occasione è meglio lasciare lo
spazio ai giovani…”.
Non ti manca
l’adrenalina della corsa?
“Pratico altri sport e
cerco l’adrenalina in altre discipline. In macchina so che potrei lottare per
la vittoria, ma con i tempi che corrono penso sia sempre più difficile, per cui
mi ritaglio degli spazi di divertimento in altro modo”.
Per fare un’attività
da professionista non ci sono molti campionati…
“Non voglio andare a
correre con dei piloti che sono dei gentleman driver e pagano per correre”.
Torniamo alla F.1: Schumacher ha
aspettato un anno di troppo per ritirarsi?
“Non lo voglio giudicare, ma penso che abbia
fatto bene a fermarsi”.
Ci sono piloti
che sanno di aver perso un po’ smalto e usano l’esperienza per sopperire alla
velocità e ce ne sono altri che, invece, che si prendono più rischi per cercare
di reggere il passo. Michael è parso che rientri nella seconda categoria…
“Non ho strumenti per
valutare le scelte personali di Michael, ma è parso evidente che fosse arrivato
il momento di dire stop. E non è stato bello, per un sette volte campione del
mondo, vedere come gli è stato detto vai a casa da parte della Mercedes”.
Possibile che
non abbia capito che non era più nei piani della Stella a tre punte?
“Qui viene fuori il
carattere di Michael. Ha sempre avuto questo atteggiamento presuntuoso e
arrogante. Sono caratteristiche che lo hanno reso un grande campione. Quello
che era un pregio si è trasformato adesso in un difetto. Si è sempre sentito un
numero uno e voleva essere ancora trattato come tale, ma credo che guardando i
risultati abbia fatto bene a fermarsi”.
E il ritorno
di Raikkonen come va giudicato?
“Molto positivo. È
stato anche molto fortunato: si è preso un grande rischio accettando di guidare
la Lotus, sebbene non avesse niente da perdere. Rientrare con una squadra che
non era al top era un’incognita, ma il team è stato fantastico, costante nelle
prestazioni e affidabile. Kimi ha sofferto nella prima parte della stagione:
anche lui ha patito con il servosterzo. E come vedi non sono stato l’unico a
lamentarmi di questo particolare…”.
In qualifica
il finlandese non era al top, ma si rifaceva in gara…
“Ti do una
spiegazione. Quando non senti il servosterzo, non riesci a trovare la
prestazione al limite e paghi in prova, ma in gara con il pieno di carburante
molti problemi restano nascosti dal peso. È quando la macchina si alleggerisce
che tornano i guai: ecco perché di solito trovavo una macchina diversa dopo il
cambio gomme, mentre la Lotus sapeva sfruttare molto bene le gomme proprio nel
finale di gara”.
E’ stato
giusto dare la squalifica di un Gp a Romain Grosjean?
“Sì, ne aveva
combinate troppe. Credo che la Federazione quest’anno abbia avuto un
comportamento bilanciato”.
Ti avremmo
visto bene come commissario sportivo aggiunto al collegio…
“Non mi hanno mai
chiamato, ma avrei fatto anche fatica ad andarci perché ho molte cose da fare.
È giusto avere dei piloti in giuria, ma devono essere preparati”.
Che effetto fa
sapere che Ferrari e McLaren sviluppano la loro monoposto nella galleria del
vento Toyota?
“A Colonia avevamo il
meglio che la tecnologia ci offriva: la galleria del vento era eccellente, così
come i banchi di prova dinamici. La Toyota ha sempre messo a disposizione dei
suoi tecnici e dei piloti il massimo per vincere”.
E allora cosa
vi è mancato?
“Adrian Newey!”.
Non avete
pagato il Kaizen, vale a dire il sistema di lavoro giapponese grazie al quale
ogni aspetto del progetto viene condiviso con tutti quelli che ne fanno parte?
Funziona nel prodotto di serie, garantendo una buona qualità, ma non nelle
corse di Formula 1 dove il tempo è una risorsa da non sprecare…
“Il metodo Kaizen non
era adatto alla Formula 1. I Gp sono l’espressione estrema delle corse. Ora
guardando le cose dall’esterno, ma avendole vissute per anni dall’interno, mi
rendo conto di quanto sia complicata la Formula 1”.
E cosa hai
capito da osservatore?
“Bernie aveva ragione
quando diceva che gli ultimi tre team non servono a niente. Io ci rimanevo male
quando lo sentivo, ma in realtà in televisione non si vedono mai: è come se non
esistessero. Riempiono solo la griglia: sono imbarazzanti”.
E a livello
tecnico cosa hai notato?
“La Red Bull non è mai
stata la macchina più veloce: ottimizzavano l’uso del motore raggiungendo la
velocità massima prima degli altri e sui rettilinei lunghi arrivano prima al
limitatore di giri. Nel misto la RB8 era imprendibile, ma diventava vulnerabile
nel dritto dove, grazie al KERS e all’ala mobile, poteva subire degli attacchi.
Lewis Hamilton ha vinto ad Austin per questo motivo: ha saputo attaccare
Vettel, complice un doppiato, in un punto veloce che gli ha permesso il
sorpasso. Una rimonta di Sebastian, quindi, ha avuto molto più valore di una di
Alonso o Hamilton perché disponeva di una monoposto meno adatta ai sorpassi”.
Alonso alla
Renault è stato un tuo rivale diretto…
“Non ho mai avuto
invidia nei suoi confronti. L’ho sempre stimato come un avversario molto forte
in grado di vincere dei mondiali. Non ho mai cambiato l’opinione su di lui oggi
che lotta con caparbietà con la Ferrari, né ieri quando era un mio avversario”.
E della
vittoria di Montecarlo con la Renault R24 cosa ti è rimasto nel cuore?
“L’inno italiano sul
podio. E non dimenticherò mai il giro di rientro al paddock: in pochi secondi
ho rivissuto tutta la carriera come in un film. È stata una sensazione
magnifica: ero partito umilmente dal karting ed ero arrivato a vincere in Formula
1 nel Principato. Dentro di me speravo che quello fosse solo l’inizio. Non è
stato così…”.
Ora nel
paddock non ti si vede più…
“Faccio altro. Mi
occupo dell’albergo, dei vini. Non voglio vivere di ricordi, ho ancora molti
progetti da realizzare al di fuori delle corse, nel mondo immobiliare, specie
all’estero. Nel paddock mi sentirei fuori posto: può essere bello per
incontrare gli amici, ma poi non bisogna restare prigionieri di se stessi…”.
A 38 anni Trulli guarda il mondo con altri occhi
che non sono più quelli del pilota: è stato al via di 252 Gp, è salito sul
podio 11 volte, ha vinto un Gp e ha siglato quattro pole e un giro più veloce
in gara. Ha lasciato un segno nel Circus, ma ha voltato pagina. L’arbitro
fischia la fine della partita. E Jarno raggiunge i compagni di squadra. Si è
meritato una doccia…
(fonte: http://www.omnicorse.it)
Bom saber de Jarno!!!
Bjuss, Tati
Comentários
bjs
Ludy